L’ex tuffatore della nazionale cinese, ed ora allenatore per la nazionale malese, Huang Qiang, 35 anni, ha esordito a 16 nella nazionale cinese, vincendo una medaglia d’argento ai Giochi Asiatici di Bangkok 1998 (da 10m). La coppia sincro che formava con Tian Liang è stata considerata la favorita per le Olimpiadi di Sydney, ma dopo aver vinto l’oro in Coppa del Mondo Qiang si è infortunato gravemente alla schiena (fu sostituito da Hu Jia) e dovette ritirarsi.
Ha quindi studiato come coach e fu assunto dalla federazione della Malesia, si è sposato con una cittadina malese e nel 2011 ha ottenuto sia la cittadinanza malese sia il transfert dalla Cina; la federazione malese in occasione dei Giochi Olimpici di Londra 2012 gli chiese di tornare a saltare dal trampolino, dove si piazzò 19° nell’eliminatoria 3 metri e 8° nella finale sincro (con Bryan Lomas).
Purtroppo però ora Huang Qiang è al centro di una brutta vicenda, molto lontana da quelli che dovrebbero essere i sani principi dello sport: mercoledì si è svolta la prima udienza per l’allenatore, accusato di stupro di una tuffatrice di interesse nazionale di 20 anni: lo stupro sarebbe avvenuto nel pomeriggio del 26 settembre presso il Bukit Jalil Sports Complex, e denunciato il 29 settembre dai familiari della vittima.
L’identità della tuffatrice è tenuta nascosta per proteggere la sua privacy: il suo avvocato, Cheow Wee, dichiara che è “traumatizzata” e “sta affrontando un percorso di recupero” con l’aiuto e il totale supporto dei compagni di squadra, della famiglia, degli amici e delle associazioni di categoria. La tuffatrice è infatti parte della nazionale “B” ed è tra le candidate a partecipare alle prossime Olimpiadi di Tokyo.
È stata fissata una cauzione per circa 16 mila dollari ma, anche in caso di pagamento della stessa, dovrà consegnare il suo passaporto e dovrà presentarsi ogni 15 giorni al commissariato di polizia per evitare qualsiasi tentativo di “fuga”. La prossima udienza è fissata per il 6 novembre.
È il primo caso denunciato di stupro nello sport malese da oltre 20 anni.
Se venisse riconosciuto colpevole, rischierebbe la fustigazione e fino a 30 anni di carcere.
Fonte foto: MY Metro.