La Fina ha da poco diramato un comunicato che ci ha lasciato ha bocca aperta: Hugo Parisi, piattaformista della nazionale brasiliana è stato sospeso per tre mesi perchè trovato positivo ai test antidoping eseguiti durante il GP di Rostock di febbraio.
Ecco le parole riportate sul sito della FINA:
“Il 24 febbraio 2013, il tuffatore Hugo Parisi (BRA) è stato trovato positivo alla sostanza Prednisone e Prednisolone (Classe S.9 glucocorticosteroidi) a seguito di un test di controllo antidoping effettuato durante il FINA Diving Grand Prix tenutosi a Rostock (GER).
La FINA, dopo un riunione del 14 giugno 2013, ha deciso in base al regolamento FINA di imporre all’atleta un periodo di tre (3) mesi di ineleggibilità, a partire dal 14 giugno 2013.
Inoltre, il gruppo antidoping FINA ha deciso che tutti i risultati ottenuti dal tuffatorea partire dal 24 febbraio 2013 devono essere annullati.”
La situazione non è così semplice come sembra, perchè queste due sostanze sono spesso usate per combattere disordini provocati da malattie auto-immuni o per problemi di insufficienza del sistema urinario.
E’ solo leggendo le parole di Parisi che la situazione diventa un pò più chiara:
“Il 28 gennaio sono arrivato al Centro di Formazione Mackenzie di Brasilia in treno ed avevo una forte infiammazione alla gola, che mi rendeva abbastanza difficile la respirazione durante l’esercizio fisico.
Ho mostrato il problema al mio allenatore, Ricardo Moreira, che mi ha detto di smettere l’allenamento e consultare immediatamente un medico. Ho cercato l’Istituto di Otorinolaringoiatria di Brasilia, che è adiacente al Mackenzie, e sono stato visitato dal Dott. Carlos Lucio. Il medico mi ha esaminato e diagnosticato un’ uvulite associato ad una faringolaringite e ha detto che avevo bisogno di prendere un farmaco a base di prednisone. L’ho informato subito che sono un atleta professionista e che non potevo prendere alcuna sostanza vietata, ma il medico mi ha informato che questa sostanza non è stata bandita e che avrei potuto prenderla senza preoccupazione.
Quando sono tornato al Mackenzie, sono andato a controllare l’elenco delle sostanze proibite dalla WADA, ma non ve ne era traccia. In seguito sono stato tranquillo e hoi subito comprato il prodotto da utilizzare come prescritto dal medico. Pochi giorni dopo sono migliorato e ho ripreso gli allenamenti normalmente.
Ho continuato la mia preparazione per il Grand Prix di Rostock e il 24/02 ho partecipato alla gara dalla piattaforma dove ho chiuso al nono posto. Dopo la finale ho fatto il test antidoping.
Il 19 aprile ho ricevuto una lettera dalla FINA che diceva che il Prednisone, trovato nel mio esame delle urine, appartiene alla classe S.9 dei glucocorticoidi, ed è una sostanza vietata dalla FINA. Io ho confermato di averne fatto uso, ma che mi era stato prescritto dal medico e lui non era a conoscenza del fatto che la sostanza fosse proibita.
Ho rinunciato a fare l’analisi del campione B e ho chiesto che la FINA analizasse il mio caso al più presto possibile, perché era difficile continuare gli allenamento con questo pensiero in mente.
La FINA ha deciso di rivedere il mio caso per il 14/06 a Losanna, in Svizzera, dove sono andato la settimana scorsa.
Durante la riunione ho spiegato tutta la situazione e mi hanno fatto diverse domande. Alla fine mi hanno detto che hanno capito il caso, ma che la pena per questo tipo di casi varia da 12 a 24 mesi e che non possono fare nulla al di là di ciò che è nella regola. Penso che questo sia stato uno dei momenti più difficili della mia vita, soprattutto sapendo che non ho mai avuto alcun atteggiamento irregolare per migliorare le mie prestazioni e che ho cercato di fare sempre tutto secondo le regole della FINA.
Dopo questa scarica di emozioni, appena ho ripreso fiato ho chiesto di riconsiderare tutta la situazione e tener conto che la sostanza che hanno trovato non serve per aiutare le prestazioni di un atleta di tuffi, e ciò dimostra che io ho sempre agito in buona fede.
Sono state le ore più lunghe della mia vita.
Circa tre ore più tardi ho ricevuto un’ e-mail dalla FINA che diceva che la pena sarebbe stata ridotta a tre mesi.
Non dirò che ho festeggiato perché credo che non dovrei essere penalizzato per ciò che ho fatto, ma sono stato sollevato, perché fortunatamente mi hanno dato una forte riduzione della pena, avendo capito la mia buona fede.
Si tratta di una situazione spiacevole, ma la sensazione che ho oggi è che voglio allenarmi duramente per tornare presto a gareggiare al mio meglio.
Sono grato per il sostegno che ho ricevuto dai miei sponsor, in particolare dal Mackenzie, che fin dall’inizio mi ha dato tutto il supporto legale e mi ha messo nella posizione per avere la miglior difesa possibile. E ringrazio anche i miei amici e parenti che sono sempre stati al mio fianco.”