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Fonte articolo: http://www.chinahush.com
Quando mi capita di parlare con dei fan, dei curiosi o comunque con delle persone che il nostro sport lo conoscono solo per quello che vedono in tv una delle domande che spesso mi viene posta e’: “ma perche’ gli atleti cinesi sono così forti?“.
Ho trascorso diversi periodi in Cina e mi e’ capitato piu’ volte di vedere con i miei occhi il loro metodo di allenamento, ma in questi giorni sono incappatto in un articolo e vorrei riportarvelo, a conferma di quello che ho sempre visto e raccontato.
La vita di un aspirante campione in Cina:
Nella citta’ di Anshan, provincia di Anhui, un gruppo di dieci bambini – tra i 6 ed i 10 anni – si allena per due anni, lontani dalle loro famiglie; alla fine di questo periodo verranno selezionati per far parte del “programma ufficiale” di allenamento, oppurre verranno rimandati a casa.
Sono seguiti in tutto da Hu Qijun, un ex atleta e allenatore sulla sessantina: ormai sono piu’ di trenta anni che allena e le sue competenze vanno dai tuffi alla ginnastica artistica: per i piccoli atleti lui e’ “Papa’ Hu“: molto amichevole, ma anche molto severo quando ci si allena. Per i suoi tuffatori segue un’ agenda molto intensa: sveglia alle 7:20, colazione e preparazione e poi dalle 9 alle 11:30 in piscina per gli allenamenti.
Pranzo, riposo, studio e ancora allenamento, piu’ o meno fino alle 19; dopo si cena e poi i piccoli tuffatori possono guardare la tv fino alle 22, poi tutti a letto.
A letto… o qualcosa di simile! I dieci bambini dividono un appartamento composto da una sala da pranzo e due camere da letto: i bambini dormono nella sala da pranzo, le camere sono per la famiglia di Hu; sua moglie si occupa di tutte le faccende domestiche, dai pasti alle pulzie, mentre la figlia fa da tutor ed aiuto allenatore.
In questi due anni questi bambini – il piu’ piccolo ha 6 anni, il piu’ grande 10 – imparano di tutto, dal nuotare fino all’eseguire tuffi molto difficili, e poi il 6 settembre, tra giusto un paio di giorni, affronteranno il test finale: i campionati provinciali; li’ si decidera’ tutto, se continueranno a tuffarsi oppure se i loro sogni e sopratutto quelli delle loro famiglie termineranno li’.
Ma anche “passare il turno” non assicura nulla: se dopo essere entrati nel programma provinciali non si dimostra di essere all’altezza si viene rispediti a casa, non c’e’ seconda chance; se si “sopravvive” bisognera’ continuare a combattere per un’occasione ancora piu’ piccola e difficile di entrare a far parte del team nazionale.
La figlia di Hu ci ha provato, ma non ha mai raggiunto la squadra nazionale ed ora aiuta suo padre.
“Qualcuno di questi tuffatori entrera’ nel programma provinciale – dice Qijun – “magari uno o due arriveranno anche alle Olimpiadi, la Cina non e’ mai a corto di buoni tuffatori e anche se ci sono molti ostacoli e tante difficolta’ qui siamo tutti sempre motivati a dare il nostro meglio, atleti ed allenatori!“