La tuffatrice malese Wendy Ng Yan Yee è stata squalificata per otto mesi dalla FINA a seguito della sua positività all’antidoping durante i Giochi del Sud-est Asiatico di Kuala Lumpur.
La squalifica viene comminata a partire dal giorno del test antidoping (26 agosto 2017), il che significa che la tuffatrice non potrà allenarsi in strutture pubbliche o private né partecipare alle gare fino al 26 aprile 2018. Ng dovrà anche restituire le due medaglie d’oro vinte ai Giochi del Sud-est asiatico nei 3 metri e nel sincro 3 metri, che saranno riassegnate alla connazionale Sabri (nell’individuale) e alla coppia di Singapore (nel sincro). TuffiBlog ha in precedenza coperto questa notizia in due precedenti occasioni (uno, due).
Ng non potrà quindi prendere parte ai Giochi del Commonwealth, in quanto le gare di tuffi si terranno dall’11 al 14 aprile. Il suo ritorno ufficiale in nazionale avverrà quindi, probabilmente, ai Giochi Asiatici del prossimo agosto; difficile invece che prenda parte all’ultima tappa delle FINA Diving World Series, cui pure era qualificata in sincro (non avrebbe che una settimana di tempo per prepararsi), o ai FINA Diving Grand Prix di Bolzano o di Madrid (cui la Malesia solitamente non partecipa).
Ng Yan Yee è stata trovata positiva alla sibutramina, medicinale proibito dalla WADA: non è uno stimolante ma un soppressore dell’appetito, che si può trovare in molti integratori per la perdita di peso. Per questo motivo la squalifica massima è di due anni (e non quattro).
La Federazione malese e l’atleta hanno deciso di non presentare ricorso: la segretaria federale Chen Mae si dichiara sollevata dal fatto che la FINA abbia deciso di credere alla buona fede della sua tuffatrice, e la reinserirà nel giro della nazionale a partire da maggio, quando potrà partecipare alle selezioni malesi.
Dal canto suo, Ng ha inviato una lettera al quotidiano malese The Star: “Quando sono stata informata che il mio test antidoping era positivo, mi sono sentita estremamente arrabbiata e scoraggiata. Mi sono chiesta perché fosse toccato a me, perché mi stavano portando via gli sforzi, i sacrifici fatti e i risultati conseguiti. Ho iniziato a piangere tutti i giorni, mi chiudevo negli spogliatoi e mi rifiutavo di vedere o parlare con chiunque.”
“Ho cercato conforto. La mia famiglia stava male per me, ma ha fatto del proprio meglio per incoraggiarmi e motivarmi, e anche i miei fan sui social mi hanno mandato molti messaggi confortanti. E allora ho capito che era il momento di rimettere insieme i pezzi.”
“Adesso faccio attività fisica per conto mio e leggo libri di psicologia e motivazionali. I giorni sono diventati leggermente migliori e più luminosi, e ho imparato a non guardare solo davanti a me, ma alle cose più grandi di me: quando si è arrabbiati e non si può proseguire, guardare il cielo è l’ideale per capire che la vita va avanti e la si può vivere al meglio.”
“Tornerò ad allenarmi non appena la squalifica sarà finita per rimettermi al passo delle mie compagne. Sarà dura dopo un’interruzione di quasi un anno, ma sono pronta al lavoro più duro. È l’unico modo per ripagare appieno tutti coloro che sono stati dalla mia parte e mi hanno sostenuta durante la stagione più oscura della mia vita. Spero di rappresentare ancora il mio paese ai Giochi Asiatici, ai Campionati mondiali, e poi chissà.”
“Non ho mai pensato alla sentenza perché temevo il peggio. Alcuni mi dicevano che mi avrebbero squalificata per sei mesi soltanto, ma non ci ho mai creduto. E quando la FINA mi ha notificato che non erano poi così in errore, il mio cuore si è liberato di un peso. Otto mesi sono tanti, ma ringrazio Dio perché avrebbero potuto essere molti di più.”
“Questa esperienza dolorosa mi ha cambiato. Mi ha insegnato a credere nelle persone e a guardare il tutto in modo differente. Mi ha mostrato chi sono i miei veri amici e chi saranno solo presenze di passaggio nella mia vita. Di certo il mio amore per il mio sport è ancora intatto. Non mi arrenderò facilmente e ho ancora fiducia in me stessa.”
Foto: Adidas