Due protagonisti dei tuffi europei e mondiali degli ultimi 10 anni hanno annunciato, nelle ultime settimane, il loro ritiro dalla scena sportiva: se per l’ucraino Illya Kvasha si era intuita una simile decisione, vista la sua assenza dalle piscine nell’ultimo anno e mezzo, ha suscitato un dibattito più ampio quello della francese Laura Marino, avvenuto a soli 25 anni.
Illya Kvasha ha affidato l’annuncio del suo ritiro, causato principalmente da problemi fisici alla schiena contro cui lottava da parecchi anni, alla stampa della sua nazione: per lui parla un palmares tra i più ricchi della storia recente in Europa, con venti medaglie europee (di cui nove d’oro), tre medaglie mondiali nelle ultime tre edizioni, un bronzo in Coppa del Mondo e il bronzo olimpico ottenuto a Beijing 2008 nel sincro con Oleksiy Prygorov, quest’ultimo ora protagonista delle grandi altezze alle RedBull World Series. Illya è stato uno specialista eccellente dal trampolino di 1 metro, basti pensare che, nei dieci anni dal 2008 al 2017, sette delle dieci medaglie europee d’oro a disposizione sono finite al suo collo, mancando solo il 2011 (argento), il 2014 (in cui ha preparato i 3 metri) e il 2015 (quarto per meno di un punto)!
Laura Marino, vicecampionessa europea nel 2015, la prima francese a vincere un oro mondiale nei tuffi (nel team event con Rosset nel 2017) e la seconda francese a vincere un oro europeo dopo Madeleine Moreau nel dopoguerra (sempre nel team event), ha invece affidato le sue parole al proprio blog personale, rivelando il prezzo altissimo da lei pagato per raggiungere i vertici dello sport. Laura ha parlato di quanto sia stato difficile ammettere di soffrire della sindrome di burnout, principalmente per la propria autostima e fiducia in se stessa, ma che non avrebbe potuto continuare a soffrire di insonnia, stress nervoso, stati depressivi e deterioramento del piacere di tuffarsi. Dopo una prima pausa a inizio del 2018, in seguito ai due ori di Kyiv e Budapest, ha riprovato cambiando allenatore e affidandosi al premiatissimo coach cinese Hui Tong, ma il ripresentarsi dei sintomi del burnout le hanno fatto prendere la decisione di smettere, questa volta, definitivamente.
Per entrambi una confessione molto aperta e senza rimpianti, che fa riflettere sulle conseguenze fisiche e mentali che possono avere le preparazioni degli sportivi ad altissimo livello: per quanto si possa essere seguiti e “protetti”, il logoramento fisico e mentale può colpire senza riguardo delle medaglie vinte, e il sostegno dei colleghi e dello staff è in questi casi ineguagliabile – anche per aiutare a dire basta.