Dopo alcuni giorni ad “alta tensione” si è arrivati finalmente alla conclusione che tutti allo stesso tempo speravano: dopo aver tenuto duro il più possibile, anche contro ogni ragionevolezza di fronte al dilagare della pandemia da COVID-19, la “resistenza” è terminata. Il premier giapponese Shinzo Abe, il comitato organizzatore e il Comitato Olimpico Internazionale, dopo una lunga discussione, hanno annunciato che i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 saranno rinviati al prossimo anno, nel 2021.
A eccezione del periodo delle due guerre mondiali, non si era mai arrivati a non disputare le Olimpiadi ogni quattro anni, e anche se verranno certamente recuperate la prossima estate, è una “prima volta” che lascia sgomenti, anche se allo stesso tempo sollevati: tutti gli atleti, sia quelli già qualificati sia quelli ancora alla caccia di una carta olimpica, temevano per la propria salute e per l’impossibilità, vista la chiusura degli impianti sportivi in gran parte del mondo, di allenarsi al meglio per l’appuntamento più importante di tutti.
Il Presidente del CIO Bach e il Primo Ministro Abe, dopo un incontro in streaming con il Presidente del comitato organizzatore Mori Yoshiro, il Ministro per le Olimpiadi Hashimoto Seiko, la governatrice di Tokyo Koike Yuriko, il presidente della Commissione per la Coordinazione John Coates, il Direttore Generale del CIO Christophe De Kepper, e il Direttore Esecutivo Christophe Dubi, hanno “espresso la propria condivisa preoccupazione sulla pandemia mondiale da COVID-19, e su ciò che essa comporta nella vita delle persone e sull’impatto significativo che sta avendo globalmente sulla preparazione degli atleti ai Giochi. In un incontro in teleconferenza amichevole e costruttivo, i due presidenti hanno lodato il lavoro del Comitato Organizzatore di Tokyo 2020 e hanno tenuto conto dei grandi progressi fatti dal Giappone nel combattere il coronavirus.
La diffusione senza precedenti e imprevedibile dell’epidemia sta deteriorando la situazione nel resto del mondo. Ieri il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che la pandemia da COVID-19 sta accelerando. Ci sono oltre 375mila casi in tutto il mondo e in praticamente ogni nazione, e il loro numero cresce di ora in ora.
Nelle circostanze attuali e con le informazioni fornite dall’OMS quest’oggi, il Presidente del CIO e il Primo Ministro del Giappone hanno concluso che i Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo devono essere ricalendarizzati in una data non prima del 2020 ma non più tardi dell’estate 2021, al fine di salvaguardare la salute degli atleti, di tutti coloro che saranno coinvolti nei Giochi Olimpici e della comunità internazionale.
Tutti sono d’accordo che i Giochi Olimpici di Tokyo devono rappresentare un faro di speranza per il mondo durante questi tempi difficili e che la fiamma olimpica può costituire la luce in fondo al tunnel oltre il quale il mondo si ritroverà. Perciò, è stato stabilito che la fiamma olimpica resterà in Giappone fino al prossimo anno.”
Le Olimpiadi manterranno altresì il nome ufficiale di Tokyo 2020.
La decisione arriva dopo 48 ore davvero difficili, sbloccate dalla mossa del Comitato Olimpico del Canada di cui vi abbiamo parlato ieri: l’annuncio del boicottaggio dei Giochi se si fossero tenuti prima del 2021 da parte dei canadesi è stato seguito da numerose nazioni e federazioni. Oltre all’Australia, si sono aggiunte in rapida successione Gran Bretagna, Norvegia, Brasile, Nuova Zelanda, Portogallo e altre nazioni, senza contare decine di federazioni nazionali (come la DSV, la federazione nuoto tedesca, che ha deciso di non presentare la propria squadra ad eventuali Olimpiadi nel 2020) e di presidenti di federazioni (come Paolo Barelli per la Federnuoto) che si sono espressi sulla stessa linea.
È sceso in campo anche il presidente della IAAF (la federazione mondiale dell’atletica, una delle più influenti tra tutti gli sport) Sebastian Coe che, dopo aver fatto un sondaggio tra i propri atleti che hanno votato a grande maggioranza per il rinvio, ha inviato una lettera al presidente del CIO in cui ha chiesto ufficialmente di posticipare i Giochi. Il membro anziano del CIO Dick Pound, il primo a parlare di rinvio non poche settimane fa, ieri ha anticipato l’esito odierno, ovvero il posticipo al prossimo anno, al portale USA Today.
Tutto ciò ha smosso la federazione più importante del mondo, quella degli Stati Uniti d’America: USOPC (il comitato olimpico e paralimpico americano) ha condotto a propria volta un sondaggio tra i propri atleti olimpici (quasi 2000 voti) e con un risultato schiacciante si è schierato a propria volta per il rinvio. Con gli sponsor olimpici che sono in buona parte aziende con sede negli Stati Uniti, paese particolarmente colpito dal coronavirus, il Giappone ha rapidamente lasciato le posizioni di “resistenza a qualunque costo”, arrendendosi al rinvio annunciato da pochi minuti.
Il Comitato Olimpico Internazionale ha ratificato la decisione con il comunicato stampa ufficiale, e nei prossimi giorni avrà bisogno di comunicare con le federazioni che nel 2021 hanno organizzato i campionati mondiali: tra queste ci sono proprio la IAAF (atletica) e la FINA (nuoto), che però hanno già manifestato la loro disponibilità a trattare con i rispettivi organizzatori. Per questo motivo è quasi certo anche il rinvio di Fukuoka 2021: i prossimi campionati mondiali potrebbero essere rinviati all’inverno 2021, all’estate 2022 (cercando una sinergia con gli Europei di Roma) o addirittura al 2023, saltando completamente l’edizione.