TuffiBlog vi aveva già parlato, all’inizio del mese di luglio, della difficile situazione sportiva per quanto riguarda i tuffi in alcune parti del mondo, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, paesi in cui i tuffatori non hanno ancora la possibilità di riprendere a tuffarsi. Gli Stati Uniti hanno annunciato la rinuncia ai Mondiali Giovanili anche per questo motivo, e nel Regno Unito la situazione è, se possibile, addirittura peggiorata: nonostante dal 9 luglio sia possibile aprire gli impianti all’aperto, e dal 25 quelli al chiuso, seguendo le linee guida emanate dal governo britannico, e per gli altri sport acquatici ci sia qualche possibilità, a tutt’oggi nessuna piscina nel paese ha ancora riaperto le attività di tuffi.
L’Aquatics Center di Londra, sede delle Olimpiadi 2012, ha riaperto per il nuoto ma non per i tuffi, quindi nessun impianto di alto livello permette la pratica dei tuffi. Inoltre due delle principali piscine britanniche, il Plymouth Life Center (che ha svolto anche le funzioni di centro di preparazione olimpica) e la piscina del Crystal Palace Diving Club a sud di Londra, resteranno chiuse fino a 2021 inoltrato. In particolare a colpire Plymouth, oltre alla crisi da COVID-19, è stato l’annuncio di interventi strutturali importanti a causa di infiltrazioni d’acqua in parti vitali dell’edificio, che si protrarranno per quasi un anno fino al prossimo aprile. Una notizia che ha destato stupore e rabbia anche tra gli addetti ai lavori, dato che il Life Center è una struttura relativamente nuova, inaugurata soltanto nel 2012, e che si sia scoperto che manca la copertura impermeabilizzante sul piano vasca è ai limiti dello scandaloso. Non si sa molto della piscina del Crystal Palace, se non che i lavori sono stati fermi durante la chiusura per questioni burocratiche, perdendo mesi preziosi.
A oggi, non si sa cosa potrebbero fare le due squadre. Un trasferimento temporaneo in altro impianto (a oggi comunque non possibile proprio perché non ci sono piscine aperte ai tuffi) non permetterebbe di far allenare tutti i tesserati, o di avere più di un terzo degli allenamenti settimanali – senza contare gli eventuali costi aggiuntivi per gli spostamenti. Una decisione ufficiale tarda ancora ad arrivare e che vede l’immobilità anche da parte delle istituzioni comunali (i cosiddetti “City Council”). L’allarme, lanciato anche dalla presidente di Swim England, è che un terzo degli impianti resterà chiuso per tutto il 2020.
La crisi è gravissima per molti club, compresi quelli che nel recente passato hanno portato atleti alla nazionale britannica: alcune squadre hanno pensato di attivare delle raccolte fondi per poter acquistare materiale per l’allenamento a secco, come Southend Diving, Harrogate Diving e la stessa Plymouth Diving. Luton, Sheffield e Leeds non hanno ancora dei piani di ripresa degli allenamenti, neppure per quelli a secco.
Il rischio non è tanto per gli atleti della nazionale, ma per l’intero movimento alle loro spalle: i tuffatori della giovanile avranno inevitabilmente meno spazio e saranno meno competitivi, mentre centinaia, se non migliaia di esordienti e praticanti di tuffi non avranno del tutto spazio per allenarsi. Se in Italia gli spazi sono stati limitati, ma quasi tutte le società sono riuscite a tornare a tuffarsi nel giro di poche settimane, seppur con qualche rinuncia, la Gran Bretagna potrebbe distruggere l’enorme lavoro fatto negli ultimi anni, lavoro che l’ha portata ai vertici dei tuffi mondiali sia in campo assoluto che giovanile. Senza contare il danno economico dovuto ai mancati introiti, che porterà inevitabilmente alcune piscine a chiudere definitivamente i battenti, chiudendo altro spazio ai tuffatori.
Qualche spiraglio di speranza c’è, ma sempre limitata agli atleti di élite: ad Aberdeen, che avrebbe dovuto ospitare gli Europei giovanili, il premier Sturgeon e la federazione scozzese hanno autorizzato l’allenamento dei soli tuffatori di interesse nazionale (con cittadinanza scozzese) nella locale piscina, e così gli atleti hanno potuto iniziare ad allenarsi da qualche giorno. Con loro c’è anche il nazionale giamaicano Yona Knight-Wisdom, che ha ottenuto una dispensa speciale per potersi allenare in quell’impianto.
Ultimo aggiornamento: 28.07.2020 / 10:28