Avevamo avuto le prime avvisaglie che sarebbe stato un autunno cruciale per il proseguimento dello sport di alto livello e dei tuffi in particolare, ma il provvedimento preso dalla Francia a seguito della cosiddetta “seconda ondata” di contagi da COVID-19 costituisce la prima vera chiusura dopo un’estate relativamente tranquilla in Europa.
Con un’ordinanza in vigore da ieri, le piscine di Parigi e della regione dell’Île-de-France resteranno chiuse per due settimane, insieme a palestre, centri sportivi ed altre attività commerciali e ricreative, nel tentativo di contenere l’epidemia.
La chiusura non riguarda gli allenamenti di atleti delle giovanili sotto i 18 anni, né gli allenamenti di squadre professioniste (come il calcio).
Già la scorsa settimana, con decisioni di natura locale e regionale, a Lille e Lione erano state chiuse le piscine, mentre palestre e centri sportivi sono chiusi da fine settembre in undici regioni francesi definite “ad alto rischio”. La Francia è uno dei paesi più in difficoltà nelle ultime settimane dal punto di vista dell’epidemia da COVID-19.
Negli Stati Uniti, altro paese duramente colpito dalla seconda ondata, i campionati invernali di tuffi previsti tra due mesi, valevoli come gara secca di selezione (trials) per la Coppa del Mondo e conseguentemente per le qualificazioni olimpiche, sono stati annullati e rimandati a data da destinarsi. USA Diving, la federazione americana di tuffi, cercherà di organizzare comunque gli eventi di selezione per la Coppa del Mondo ma in formato ridotto e riservato esclusivamente agli atleti già di interesse nazionale (high performance), così da limitare gli spostamenti e garantire la sicurezza degli atleti.
La situazione negli USA è comunque estremamente precaria, con moltissimi atleti che non hanno la possibilità di allenarsi addirittura dallo scorso marzo: buona parte delle piscine estive è rimasta chiusa o con numeri ridotti fino a un quarto della capienza, e la situazione per le piscine al chiuso è decisamente ancora peggiore.