Questo post fa parte della serie “Gli impianti (e i tuffi) che verranno”. Scopri la puntata precedente: Parigi.
È stato finalmente inaugurato questa mattina, alla presenza di una selezione nazionale di atleti giapponesi degli sport acquatici e di una delegazione delle autorità locali e del comitato organizzatore, il Tokyo Olympic Aquatics Centre, che sarà la sede delle gare di nuoto, tuffi e nuoto artistico (pandemia permettendo) sia per i Giochi Olimpici che per le Paralimpiadi di Tokyo 2020.
La governatrice di Tokyo Yuriko Koike, da poco rieletta, è molto speranzosa che “i grandi atleti mondiali possano competere qui alle Olimpiadi il prossimo anno” e che compirà ogni sforzo affinché sia possibile ospitare i Giochi la prossima estate, indipendentemente dalla possibilità di viaggiare nel mondo.
I lavori di costruzione dell’Aquatics Centre sono iniziati ad aprile 2017 e terminati a fine 2019, con circa sei mesi di ritardo a causa di un problema riguardante l’isolamento antisismico delle fondamenta, prontamente risolto. Il design esterno, molto tradizionale nonostante il taglio moderno, è del consorzio formato dagli studi di architetti Yamashita Design, Showa Design, TOKYO HOT, Obayashi e Tange Urban.
È stato deciso di costruire un edificio ex novo in quanto Tokyo, che pure è dotata di molte piscine sia per i tuffi che per il nuoto, dispone perlopiù di impianti piccoli, e il quartiere Kōtō aveva altresì bisogno di un centro sportivo da poter destinare alla comunità locale. A partire da ottobre 2021 e comunque dopo i Giochi Olimpici, l’Aquatics Centre sarà a disposizione della Federazione Giapponese di nuoto, delle squadre sportive locali agonistiche, delle comunità ricreative e delle squadre nazionali in qualità di centro di preparazione olimpica. Disposto su quattro piani, possiede una piscina olimpica regolare da 10 corsie con una barriera semovente che può dividerla in due piscine da vasca corta, una piscina di riscaldamento, una piscina per i tuffi completa, e tutte le attrezzature necessarie.
L’impronta ecologica è molto evidente: oltre agli immancabili pannelli solari sul tetto, è presente un sistema in grado di convogliare il riscaldamento dell’asfalto e della pavimentazione all’esterno e di utilizzarlo per aumentare la temperatura dell’acqua, riducendo quindi i consumi.
La capienza dell’impianto è di 5mila persone, ma sarà portata per le Olimpiadi a 15mila utilizzando tribune smontabili alla fine dell’evento: l’impianto sarà ovviamente a norma per tutte le competizioni FINA e permetterà al Giappone di avere un ulteriore impianto di classe olimpica per i tuffi, il terzo dopo Fukuoka e Sagamihara.
I costi inizialmente previsti in fase progettuale ammontavano a circa 47 miliardi di yen (380 milioni di euro), mentre le stime finali parlano di circa 57 miliardi di yen (oltre 457 milioni di euro).
Foto: Takemi Shugo, Tristan Lavier, Comitato Olimpico del Giappone