Vi abbiamo dato ieri mattina la notizia del ritiro della delegazione australiana dalla Coppa del Mondo FINA, test event e gara di qualificazione olimpica che si terrà dall’1 al 6 maggio prossimi all’Aquatics Centre di Tokyo, sede dei prossimi Giochi Olimpici. Nel corso della giornata di ieri hanno trovato conferma le voci di un nuovo stato di emergenza proclamato in quattro prefetture del Giappone, tra cui la capitale, che subiranno un “mini-lockdown” da domani e fino all’11 maggio, coinvolgendo anche gli atleti presenti a Tokyo.
Le chiusure saranno a metà tra la zona arancione e la zona rossa italiane: chiusi bar, ristoranti e tutti i locali pubblici che servono alcol, nonché i principali luoghi ricreativi; gli eventi sportivi saranno vietati al pubblico, anche se ciò non riguarda la Coppa del Mondo, che già era prevista a porte chiuse. Gli atleti saranno confinati nell’albergo loro assegnato, distinti dal resto delle delegazioni come i giudici, alloggiati in una diversa struttura, e potranno uscire esclusivamente per allenamenti e gare.
A preoccupare non è tanto la diffusione dei casi di COVID-19 in Giappone, che sono bassi rispetto alla media occidentale e nettamente più alti di quella asiatica, quanto la presenza di varianti (tra cui quella inglese) e soprattutto il bassissimo tasso di vaccinazione nel paese, uno dei più lenti nel mondo in tal senso. Con l’approssimarsi di una delle festività principali in Giappone, la cosiddetta “Settimana d’Oro”, dal 29 aprile al 5 maggio, il governo vuole limitare il più possibile ulteriori occasioni di diffusione del virus.
La decisione dell’Australia, condivisibile o meno, sembra comunque fondata, ma ciò non ha impedito a due delle sue atlete di punta di esprimere il loro netto dissenso, in particolare nei confronti della FINA e dell’organizzazione giapponese. Spiccano le parole della fuoriclasse Maddison Keeney, che sulla sua pagina Instagram ha scritto:
“Essere costretta a scegliere tra mettere a rischio la mia salute e quella dei miei compagni in nazionale e viaggiare per guadagnare una carta olimpica non è una situazione in cui dovrei trovarmi. Provo disappunto per il ritiro dalla Coppa del Mondo, ma provo ancora più disappunto nei confronti della FINA e nella loro decisione di continuare a tenere la gara. Le Olimpiadi hanno come valori l’equità, l’uguaglianza e l’eccellenza, e questi valori sono stati gettati fuori dalla finestra con questa decisione, vista la situazione estrema che la pandemia ha causato in tutto il mondo.”
“Nel corso della mia carriera ho imparato moltissimo dal movimento olimpico, e ciò mi ha resa quella che sono: un’esponente di punta del movimento sportivo australiano, empatica, resiliente, rispettosa, che dedica tutta se stessa; ho visto in prima persona il potere che i valori olimpici hanno nell’unire il mondo nell’amicizia, nell’eccellenza sportiva e nel rispetto. Vedere eliminata l’opportunità per le nostre squadre di qualificarsi nelle discipline mancanti, a causa di decisioni che oppongono uno dei valori di base del movimento olimpico, il fair play, è devastante. A Maddi (Keeney) e a me è stata strappata via la possibilità di difendere la nostra medaglia di bronzo olimpica, in un evento in cui ci siamo spinte oltre i nostri limiti tecnici fin da Rio. Sono stata molto malinconica nelle ultime settimane, e scrivere queste parole rende tutto molto reale. Continuerò a rimanere positiva nei prossimi giorni, nella speranza che prevalga l’equità e il buonsenso.”
Keeney e Smith hanno conquistato la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio alle spalle delle nostre azzurre Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, battendo per meno di un punto le più quotate canadesi Jennifer Abel e Pamela Ware. Si sono confermate a livelli altissimi, classificandosi quarte ai Mondiali di Budapest 2017 e seste a quelli di Gwangju 2019.
Foto: The New Daily