Si sono conclusi da poche ore a Sydney, al centro di preparazione olimpica dei Giochi del 2000, i Campionati nazionali Australiani, validi come prove di selezione – o trials – per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020. L’Australia è infatti una di quelle nazioni che decide con una prova secca gli atleti meritevoli di far parte della squadra olimpica, così come gli Stati Uniti, che concluderanno i loro trials domenica in tarda serata, e il Messico, che disputerà le ultime prove lunedì sera.
Vi ricordiamo che l’ultima parola spetta alla federazione (Diving Australia), che può sempre decidere di fare scelte diverse in fase di selezione, ma anche che ciò è avvenuto storicamente molto di rado. Non sono mancate infatti le sorprese a Sydney, e vi anticipiamo che probabilmente non vedremo a Tokyo due “top” della nazionale australiana!
Prima di iniziare TuffiBlog vi spiega il funzionamento dei trials in Australia: tutte le prove olimpiche individuali si tengono su tre turni – eliminatoria, semifinale e finale – con la semifinale che può contare un massimo di 18 atleti e la finale con i migliori 12, proprio come ai Mondiali e alle Olimpiadi. Tuttavia i punteggi ottenuti nei diversi turni si sommano tra loro, premiando così chi è più regolare sulle tre prove e allo stesso tempo permettendo a chi commette un errore di poter provare a recuperare nelle fasi successive. Lo stesso funzionamento, peraltro, è valido per i trials degli Stati Uniti.
C’è anche da sottolineare che i risultati di queste prove non liberano posti per i Giochi Olimpici, dato che l’Australia non ha qualificato nessuna coppia sincronizzata. Infatti non si sono disputate le relative prove di selezione in questa occasione.
La prima esclusione eccellente, non avvenuta però in gara, è quella di Domonic Bedggood: poco prima dell’inizio dei trials ha infatti annunciato sui suoi social che non avrebbe preso parte ai trials, rinunciando così a Tokyo 2020. Lunedì ha infatti scritto, “Oggi mi sono ritrovato a compiere una delle decisioni più dure della mia vita. Ho deciso di ritirarmi dalla mia campagna per Tokyo 2020. Non ho preso questa decisione a cuor leggero, ma so che questa è la scelta migliore per me e quella che permette al mio benessere mentale di andare avanti. Ringrazio tutti i miei cari e chi mi ha aiutato in questo percorso”, preannunciando quello che potrebbe anche essere inteso come un ritiro.
Questo ha lasciato solo quattro atleti in gara per i trials dalla piattaforma, poi diventati tre per le scelte tecniche dello stato di Victoria, per due pass olimpici: a passare sono stati Cassiel Rousseau (che aveva materialmente conquistato la carta olimpica a Gwangju) e Sam Fricker, che rappresenteranno l’Australia a Tokyo.
L’Australia aveva ottenuto invece un solo pass per il trampolino maschile, rinunciando a provare a conquistare il secondo ritirandosi dalla Coppa del Mondo: il più costante è stato indubbiamente Li Shixin, due volte campione mondiale da 1 metro (nel 2011 e nel 2013) con la nazionale cinese, ma da diversi anni cittadino australiano. In tutte e tre le prove si è classificato infatti al primo posto, battendo nettamente i suoi avversari – in particolare James Connor e Matthew Carter.
In campo femminile, dalla piattaforma primato senza storia per Melissa Wu, che parteciperà così alla sua quarta Olimpiade: la capitana della nazionale australiana, quarta a Gwangju per appena 4 punti, è apparsa in ottima forma e con ogni probabilità sarà una delle protagoniste anche ai Giochi di Tokyo. Il secondo pass, condizionale permettendo, è andato alla giovane Nikita Hains, che l’aveva peraltro conquistato materialmente ai Campionati Oceanici vincendo il titolo continentale.
Clamorosa invece la gara femminile dal trampolino, che come da pronostici ha visto una lotta a tre tra Esther Qin, Anabelle Smith e Maddison Keeney: quello che nessuno avrebbe potuto prevedere è che ad avere la peggio sarebbe stata proprio la Keeney, che ha pagato carissimo un doppio e mezzo rovesciato sbagliato nell’eliminatoria: la Qin e la Smith sono state molto solide su tutte e tre le prove e la rimonta di Keeney, iniziata in semifinale con il miglior punteggio della specialità, si è fermata in finale con un altro terzo posto. Sarà molto duro per Diving Australia escludere la fuoriclasse australiana, specialmente visto che una decisione contraria andrebbe a danneggiare una delle altre due.
Essendo validi anche come campionati nazionali, i trials hanno visto disputate anche le gare da 1 metro, che non sono specialità olimpica: a gareggiare sono stati principalmente gli atleti più giovani, che avevano poco da chiedere alle selezioni olimpiche. La vittoria in campo femminile è andata a Sophie Johnson, in quello maschile a Vladimir Rudenko, entrambi ventenni.