Come spesso accade, la manciata di mesi che intercorrono tra la fine dei Giochi e l’inizio di un nuovo periodo olimpico rappresentano uno spartiacque tra generazioni, con diversi atleti che scelgono di smettere di tuffarsi ad alti livelli. Abbiamo già salutato Ken Terauchi (ma sarà vero o lo vedremo di nuovo sul trampolino?) e Rommel Pacheco subito dopo la loro finale e visto, tra autunno e inverno, i ritiri di Jennifer Abel (presto mamma), Cheong Jun Hoong e Leong Mun Yee, e lunedì sera anche il tuffatore irlandese Oliver Dingley ha annunciato la fine della sua carriera.
Dingley, nato a Harrogate, è stato a lungo una promessa dei tuffi britannici; tra i suoi record l’aver vinto a 15 anni i campionati assoluti e la conquista di cinque titoli nazionali fino ai 21 anni. Tuttavia, per scelte tecniche non è mai stato convocato né alle Olimpiadi di Londra (nonostante fosse arrivato secondo alla prova di selezione, fu convocato il terzo classificato, Chris Mears) né ad altre competizioni internazionali, a eccezione dei Giochi del Commonwealth 2014 dove conquistò il bronzo da 3 metri.
In rotta con la federazione, a fine 2014 decise di richiedere la cittadinanza sportiva irlandese, nazionalità di sua nonna; perse l’occasione di qualificarsi attraverso i Mondiali, ma entrò tra i migliori 18 dal trampolino 3 metri della successiva Coppa del Mondo, qualificando per la prima volta un tuffatore irlandese alle Olimpiadi dopo ben 68 anni: a Rio 2016 eseguì ottimi tuffi, classificandosi ottavo – miglior risultato in carriera – e ottenendo anche il pass per le World Series. Si è qualificato anche ai Giochi di Tokyo 2020, classificandosi venticinquesimo. In pandemia ha tenuto un podcast autoprodotto (“Life in a bubble”) ed è stato un fervente sostenitore della salute mentale degli atleti.
Ecco le sue parole di commiato: “Dopo poco più di vent’anni di tuffi, ho deciso di ritirarmi. L’ultimo ventennio mi ha riservato tante sfide ma, cosa più importante, anche grandi momenti ed esperienze che porterò sempre nel cuore.”
“Quando ho fatto i miei primi passi a sette anni su una tavola, potevo solo sognare i successi, le esperienze e le amicizie per la vita che avrei guadagnato. Il mio picco è stato poter rappresentare l’Irlanda ai Giochi Olimpici. Due Olimpiadi più tardi, mi sento privilegiato nell’aver avuto una carriera in uno sport che amo così tanto, e che mi ha portato in giro per il mondo a vedere grandi posti e incontrare grandi persone. I tuffi mi hanno anche permesso di vivere e allenarmi a Dublino negli ultimi otto anni, e ho avuto il privilegio non solo di essere parte della famiglia dei tuffi della nazione, ma dell’intera comunità sportiva irlandese, nei confronti della quale desidero continuare a offrire il mio supporto a tutti i miei colleghi, dei tuffi e non solo.”
“Ai miei compagni di squadra, agli allenatori, alla federazione e al Comitato, agli sponsor, ai fan, alla famiglia e agli amici: grazie per tutto l’amore e il supporto offertomi nel corso della mia carriera, che mi hanno aiutato a raggiungere i miei sogni sportivi: è stata un’avventura indimenticabile e rappresentare l’Irlanda è stato il suo momento più bello. Sono molto fortunato nel poter chiamare Dublino la mia casa e non vedo l’ora di vedere cosa mi riserva il futuro.”
Foto, fonte: TW/@OliverDingley