Il comportamento della vicepresidente FINA per l’Asia, nonché presidente della federazione cinese di tuffi, l’influentissima Zhou Jihong, è stato negli ultimi mesi fonte di imbarazzo per la Federazione Internazionale: la Zhou, prima atleta cinese a vincere un oro olimpico nei tuffi, è stata accusata di bullismo, comportamenti inappropriati e conflitto di interessi da diverse fonti autorevoli, tra cui membri del comitato tecnico e giudici internazionali.
Lo scorso novembre il Comitato etico della FINA ha emesso una sentenza a seguito di una segnalazione da parte del giudice internazionale Lisa Wright, dalla Nuova Zelanda, giovane ma molto apprezzata e già da diversi anni nel gruppo di giudici ammessi a valutare le competizioni più importanti (tra gli altri, ha giudicato le finali dei Mondiali di Gwangju e delle Olimpiadi di Tokyo), nei confronti di Zhou Jihong. L’incidente tra la Wright e la Zhou è avvenuto proprio in occasione dei Giochi Olimpici, e precisamente in occasione della finale maschile dalla piattaforma: la vicepresidente cinese, presente in finale ufficialmente come rappresentante del Consiglio di direzione della FINA, avrebbe espresso la sua insoddisfazione nei confronti della neozelandese, “rea” di aver assegnato ai tuffatori cinesi Cao Yuan e Yang Jian voti più bassi di quelli che avrebbero meritato.
Sebbene effettivamente i voti della Wright siano stati quasi sempre i più bassi del pannello, appare però evidente che non sia mai stata la più severa, e che altri giudici abbiano condiviso la sua valutazione, come si può verificare controllando sia i voti degli atleti cinesi, sia quelli dei loro diretti inseguitori (Tom Daley e Aleksandr Bondar).
Nella sua segnalazione al Comitato etico, la Wright non contesta tanto le vedute della Zhou, quanto i toni della loro conversazione “ai limiti dell’alterco”, definita “inappropriata e abusiva”. La sentenza in questione è stata piuttosto blanda: la FINA ha stabilito che la differenza di vedute relativa all’incidente era tale da non poter stabilire chi avesse ragione, ma invitava Zhou Jihong a delle scuse formali nei confronti della Wright, scuse che sono prontamente arrivate; la FINA ha inoltre eliminato la figura del rappresentante del Consiglio di direzione per evitare ulteriori conflitti di interesse.
Qualche settimana dopo la sentenza, tuttavia, è arrivata al Direttore esecutivo FINA Brent Nowicki una lettera da parte di una fonte anonima, che denunciava comportamenti inappropriati ben più gravi di quelli denunciati dalla Wright, tra cui un report completo della settimana olimpica che ha preceduto la famigerata gara maschile dalla piattaforma. Successivamente la fonte anonima si è palesata ed è Simon Latimer, sempre della Nuova Zelanda, giudice internazionale fin dai Giochi di Rio 2016 e presente a sua volta a Tokyo.
- Dopo la finale dal trampolino 3 metri femminile del 1° agosto, Zhou avrebbe avvicinato Latimer chiedendo perché la sua connazionale avesse assegnato voti bassi alle tuffatrici cinesi, esprimendo insoddisfazione quando lui le ha suggerito di rivolgersi al membro osservatore del comitato.
- Due giorni dopo, il 3 agosto, la cinese Chen Ruolin – membro del comitato tecnico – ha chiesto il numero di telefono di Latimer, mandandogli poi un messaggio WhatsApp: “Jihong chiede perché la tua giudice ci ha dato voti così bassi”, cui Latimer ha risposto “Penso che dia punteggi più bassi a tutti. Ha uno stile più critico”.
- Il giorno successivo (4 agosto), durante un allenamento precedente all’eliminatoria della piattaforma femminile, Zhou avrebbe insistito presso Latimer chiedendogli se avesse parlato con la Wright relativamente al suo metodo di valutazione, ottenendo risposta negativa perché nessuno degli osservatori ha espresso preoccupazione nei confronti del suo punteggio. Secondo i risultati del valutatore esterno, che osserva il lavoro dei giudici a ogni gara, la precisione della Wright durante la finale femminile da 3 metri è stata “superiore al 99%”, mentre in quella della piattaforma femminile ha assegnato per ben quattro volte 10 a Quan Hongchan.
- Infine, Latimer ha potuto confermare il confronto tra la Zhou e la Wright, in quanto era assistente al giudice arbitro durante la finale del 7 agosto: la Zhou si sarebbe rifiutata di stringere la mano alla Wright, affermando che lei “odiasse i cinesi”, che dovesse “imparare a rispettare le regole” e che “non avrebbe dimenticato” quanto successo.
Inoltre, Latimer ha sottolineato come in almeno un’occasione Zhou Jihong sia stata vista mentre allenava i tuffatori cinesi – un comportamento in altre occasioni normale per lei, che è la team leader della nazionale cinese da quasi 25 anni, ma inappropriato in quanto Zhou non era nello staff tecnico cinese, bensì era a bordo vasca in qualità di rappresentante del Consiglio di direzione della FINA.
Oltre al video qui riportato, altre testimonianze la ricordano mentre allenava la prodigiosa piattaformista Quan Hongchan sia in semifinale che in finale, come quella di Anke Piper, apprezzata giudice internazionale tedesca con quasi vent’anni di esperienza. Simili episodi sono accaduti in diverse occasioni fin dai Mondiali di Budapest 2017, sempre con la Zhou in rappresentanza della FINA e non della federazione cinese.
Come detto, la figura della rappresentante del Consiglio di direzione FINA è stata eliminata, quindi episodi del genere non dovrebbero ripetersi in futuro, o quantomeno non nelle stesse modalità.
Zhou Jihong è stata spesso protagonista di episodi controversi nella sua lunga carriera, sia in Cina che al di fuori: all’inizio della sua carriera da selezionatrice fu lei ad escludere dalla piattaforma prima la bicampionessa olimpica Fu Mingxia a Sydney (nonostante avesse il punteggio minimo richiesto), poi, dopo Atene, escluse il tuffatore più popolare della nazionale, Tian Liang, campione in carica nonché presunto fidanzato della “regina dei tre metri” Guo Jingjing. I due formavano una coppia amatissima in Cina e molto ricercata dagli sponsor, ma mentre Guo mantenne un basso profilo a riguardo, Tian assunse un agente per gestire i contratti pubblicitari, in uno stile molto in contrasto con la sobrietà ricercata dai selezionatori cinesi, e fu costretto al ritiro nel 2007. Entrambe le scelte si rivelarono improvvide a breve termine: alle Olimpiadi del 2000 Laura Wilkinson vinse l’oro olimpico dalla piattaforma, e nel 2008 fu Matthew Mitcham a fare lo stesso nella gara maschile, con i due sostituti che si classificarono al quarto posto.
D’altro canto, le sue decisioni sono state più oculate e strategiche negli ultimi anni, sia in vasca che fuori: sono sue decisioni, per esempio, gli ingressi di Zhang Jiaqi e Quan Hongchan nel gruppo di atleti di interesse nazionale a soli 12 anni, scelta ripagata dalle medaglie d’oro olimpiche a Tokyo 2020. Dal punto di vista “politico”, ha scelto di prendere una seconda laurea in Inglese all’Università di Pechino e ha spinto Guo Jingjing e Chen Ruolin a fare la stessa scelta e a studiare per diventare giudici internazionali di alto livello, per avere figure di alto livello, ma “di fiducia”, anche tra il personale tecnico.